SINTOMI GASTRICI

Il grande “No” dello Stomaco chiuso.

Quando arriva un sintomo gastrico diventa difficile fare qualsiasi cosa: nausea, bruciore e digestione lenta, influenzano l’intera nostra persona

Segnali che parlano di emozioni in conflitto: ansia, rabbia, sconforto sono variabili da considerare, per imparare a digerire meglio la vita. 

Lo stomaco si trova nella zona centrale dell’organismo, in collegamento nervoso con il cervello e più in generale con il sistema neurovegetativo e quindi anche con i centri che regolano le emozioni e lo stato d’animo di ogni momento.

Lo stomaco subisce ed esprime le emozioni e i pensieri che non riconosciamo o trascuriamo, ci consente di sentirle come se ci parlassero in modo diretto.

Per comprenderlo dobbiamo tenere presente che la mucosa gastrica è costituita da tessuto epiteliale, strutturato apposta per incontrare il mondo, per entrare in contatto con la realtà esterna. Contengono l’archetipo dell’incontro, della relazione con ciò che è altro da noi.

La mucosa gastrica è fatta per accogliere per far entrare nel nostro corpo qualcosa che sta fuori: il cibo la materia del mondo. È il luogo corporeo in cui si gioca la relazione, percepita come nutriente o come velenosa, nemica e non digeribile.

Possiamo cercare di ignorarlo, ma la sua volontà comunicativa è più forte e ci obbliga ad ascoltarlo.

Uno dei sintomi gastrici più diffusi: il cosiddetto stomaco chiuso, con la sensazione di una totale indisponibilità del corpo a ingerire cibo.

Si manifesta, in momenti e in contesti specifici, ma non in altri. E’ possibile che una persona lo provi quando si trova a tavola con i familiari. Però sente lo stomaco aperto quando è da solo o in compagnia di amici.

Ci sono situazioni in cui lo stomaco si chiude quando occorre partire per le vacanze o sottoporsi a un esame clinico o quando si avvicina un incontro importante.

Ci sono anche i casi in cui lo stomaco è sempre serrato, anche se non si tratta di anoressia.

Tuttavia la chiusura è da prendere in considerazione perchè ci sta dicendo qualcosa di importante. Innanzitutto sta esprimendo un grande rifiuto verso qualcosa. Un rifiuto che evidentemente, non riusciamo o non possiamo dire. 

Lo stomaco chiuso ci dice che siamo intimamente e fermamente indisponibili a incontrare uno più aspetti della realtà che in quel momento, in quel periodo in quel contesto, non ci piace ci disgusta, ci fa paura, ci avvelena.

Insomma per qualche motivo non riusciamo o non possiamo rifiutare.

Pensiamo ai tanti casi in cui le relazioni familiari sono tese e  conflittuali. Il pranzo e la cena possono diventare il momento in cui si esprime, attraverso lo stomaco il rifiuto della condivisione del cibo. Un’avversione verso la polemica e verso quelle relazioni irrisolte, evidentemente dolorose.

Se potesse parlare con il nostro linguaggio, lo stomaco chiuso direbbe “che non ha alcuna intenzione di stare in questa relazione, di sottoporsi a questo trattamento, di condividere il tempo e lo spazio, di affrontarle in questo modo, con queste persone sottoposto a giudizi”.

Questo sintomo raccoglie tanti tipi di rifiuto.

  1. E’ assolutamente necessario non lasciare al sintomo la soluzione del problema, perché esso è soltanto positivo, ma non propone nulla.
  2. Dobbiamo invece tradurre il sintomo e capire bene quale rifiuto si tratta.
  3. Poi individuare come portarlo nella realtà in modo sano e lineare, per risolverlo.
  4. Tradurre un sintomo, quando questo è leggibile, non è mai soltanto un fatto mentale, ma deve diventare esperienza concreta di cambiamento. 

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