Come affrontare la Tristezza
Come affrontare la tristezza?
- La tristezza bussa forte solo se non la fai entrare
- Cosa ci impedisce di stare bene con noi stessi?
Due cose:
- l’idea che qualcosa di noi non vada bene e vada eliminato e il passato che diventa un fardello inutile.
Guarda i bambini, I più grandi maestri che abbiamo: ora piangono e un minuto dopo ridono. Ciò che siamo è misterioso, una parte di noi è nella luce e un’altra è immersa nel buio spesso ci sentiamo avvolti nella nebbia. Non c’è niente di sbagliato in questo: solo dal buio posso venire cose nuove , come dalle radici dell’albero, che sono nascoste nel buio.
- Quindi non colpevolizziamoci, se a volte siamo un mistero: ognuno ha il suo destino e voler somigliare a chi ci appare sempre coerente, uniforme, sicuro di sé è un errore di prospettiva.
- Nessuno è così, se non per brevi periodi. Spesso ci sono periodi in cui siamo meno creativi e ricchi, a volte siamo tristi. Gli antichi romani avevano un Dio: Giano bifronte.
- Un Dio importantissimo, si erigevano templi per lui. Questo dio aveva due volti. Sono triste? Sono allegro! Un lato visibile, e l’altro identico si svolgeva invece nell’invisibile. 2000 anni prima che scoprissimo inconscio, I romani lo conoscevano perfettamente. Ecco cosa ci dice Giano: “devi vedere i due volti. Se ce ne fosse solo uno, saresti finito, ridotto a una cosa, a un oggetto. Se sei vivo e perché ci sono entrambi”
- Se accogliamo la tristezza come una sorella: “stai un po’ qui , raccontami le tue storie”.Arriverà presto anche la sua gemella: la gioia.
- L’anima è discontinua. Si presenta come flash. Se qualcosa torna spesso, è perché continua a bussare. Se sopporti, tieni duro, ma non accogli.
- Accogliere la tristezza è immergersi nel silenzio che è trasmutativo . Se torna sempre la tristezza è perché non vediamo le forze del mutamento che operano dentro di noi.
- Ci stiamo trasformando, il nuovo zampilla come da una sorgente, ma non lo vediamo. Siamo fissati sulle idee. Prima fra tutte le idee del passato.
- Siamo un prodotto della vita che continuamente muta, e noi con lei. Gettiamo via quel fardello doloroso a cui siamo tanto affezionati e che chiamiamo esperienza.
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