Il rilassamento e immaginazione per affrontare ansia, fobie, disagi

 

Che cosa si può chiedere a uno psicologo a uno psicoterapeuta?

L’ansia , le fobie le notti insonni e la tristezza vengono da un luogo sconosciuto, da un essere sconosciuto, e come tali vanno rispettate e osservate, accudite. Non sappiamo da dove vengono i disturbi, che si formano incessantemente come provenienti da una sorgente inaccessibile e sono più forti dell’Io, che conosce solo il mondo delle cause, della superficie. Si può star certi che se in una persona l’immaginario si spegne, prima o poi compaiono gravi disturbi. Il regno della fantasia non può essere soppresso, senza che arrivino brutte sorprese

Percepire cosa capita dentro di noi adesso e arrendersi ogni giorno di più è il perno del mio “fare psicoterapia”. Nello stesso tempo cerco le immagini nascoste del disturbo, quei sogni che sono contenuti nei sintomi del disagio.

Il mio approccio psicoterapeutico consiste nel percepire la presenza dei disagi, fare loro posto nella coscienza, lasciarli sconfinare nell’Io, se vogliamo godere dei loro doni.

Nell’esercizio a occhi chiusi il panico di Anna si era trasformato in un immagine , la paziente si calma e gioisce, immaginando di essere una ballerina. Un’icona antica che la proteggeva, la curava, come una dea. L’anima ama che i disturbi , che sono onde del suo mare, vengano osservati con rispetto, con un senso di resa, come chi contempla un panorama che appare infinito, senza fissarsi nei dettagli.

Quando arriva un disagio, un dolore, quando qualcosa ci ferisce, occorre spostare lo sguardo su un immagine. Immaginare, socchiudendo gli occhi, un sole che si leva dal mare.

Visualizzare l’immagine e lasciare che si diffonda dentro di noi, come quando accendiamo l’abat-jour sul comodino. Ogni mattino, al risveglio, c’è un sole che nasce dentro di noi; è la coscienza, la luce che il cervello regala al nostro Io quando usciamo dal buio della notte: Comunque sia andata la mia vita, qualsiasi cosa sia accaduta, il sole sorge incessantemente dentro di noi. Questo serve per ricordarci che noi non siamo quelli che soffrono a causa di un incidente di percorso. Noi siamo il sole che sorge dal mare della notte, dall’inconscio.

Con questi semplici esercizi abbiamo imparati a non chiederci il perché delle cose e soprattutto a non pensare a ripensare alle nostre sofferenze. Ricordate, continuare a rimuginare sulle ferite dell’anima, sulle frustrazioni che abbiamo provato, finiremo per soffrire molto di più. I problemi non si risolvono mai con i pensieri, coi ragionamenti, ma soltanto aprendo lo sguardo creativo e cioè immaginando. Quando sogniamo le aree creative del cervello sono sempre più attive. Un’ immagine è fata di una materia particolarmente sottile, non si può toccare, solo percepire, vedere nel mondo intrapsichico.  Eppure, questa realtà impalpabile ha effetti sul corpo; dona pace, tranquillità, oppure provoca rabbia, paura, inquietudine. Le immagini sono un altro sapere, che non sottostà alle regole della ragione, alle leggi del mondo delle cause: è sapienza, non è scienza.

Descrivere un dolore attraverso l’immaginazione è molto diverso del raccontarlo. Trasformarlo in immagine cambia completamente la situazione. Se il rapporto con Giulia non funziona, come mi racconta Antonio, non ci sono vie d’uscita attraverso le parole. Se invece si presenta si presenta l’immagine di una prigione con le sbarre, allora la relazione è entrata in un’altra dimensione. In un carcere può sempre entrar il solo o un animale amico, come succede all’uomo di Alcatraz, che si mette a curare un uccellino , per diventare poi un grande ornitologo. Immagine cambia la scena e fornisce sempre soluzioni che il pensiero non saprebbe trovare

Il panico è la voce di forze inascoltate, di dei soppressi come avrebbe detto Jung e poi Hillmann. Per questo la prima cosa da fare è accogliere il disturbo, non ostacolarlo. Ogni disagio è la voce dell’anima inascoltata, è la perdita di originalità, dell’essere antico e naturale che siamo. Il compito della psicoterapia è ritrovarlo

 

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