Le emozioni sono le forze profonde, vitali del nostro essere.

Quando sono nostre amiche, tutto diventa possibile.

Eppure questi preziosi messaggeri dell’inconscio a volte diventano un tormento. Rabbia, gelosia, tristezza, paura possono stringerci in una morsa.

                                                                              Ma la soluzione esistono.

Rivolgersi al mondo interno che può trasformarle in amiche. Nessuno oggi ci insegna a vivere emozioni. Le diamo per scontate, le esaltiamo le denigriamo infatti quando arrivano puntualmente ci spiazzano, ci sorprendono, spesso ci travolgono.

Per gli antichi ogni evento era la manifestazione del divino, cioè di forze più grandi di noi, ognuna di queste forze era in qualche modo collegata a quelli che noi oggi chiamiamo emozioni.

Spesso erroneamente le consideriamo sostanzialmente delle reazioni più o meno meccaniche della psiche a ciò che accade all’esterno. Di conseguenza tutto il gioco consiste nel capire soprattutto nel controllare le nostre reazioni. Ma ammettiamolo la nostra cultura, in fatto di emozioni, è profondamente ignorante.

Occorre imparare una specifica competenza emotiva, senza la quale la capacità di ragionamento è inutile.

Ma l’errore peggiore che possiamo fare dividere le emozioni in belle come l’amore, la gioia, l’entusiasmo e  in brutte: rabbia, odio, gelosia, tristezza, paura. Questi ultimi le chiamiamo negative perché ci fanno star male , quindi vorremmo scacciarle via subito, reprimerle o almeno correggerle.

La debolezza, la fragilità la paura sono messaggeri divini che ci mostrano, ad esempio che stiamo cercando di imitare un modello di successo e di affermazione che non ci appartiene, che è lontano dalla nostra sensibilità. Il fatto di non riuscirci può essere una fortuna, su cui costruire la propria strada originale.

Tutte le emozioni arrivano dal mondo interno per segnalarci qualcosa, per farci affacciare su parti di noi che non conosciamo.

Scuotono le fondamenta di un’abitudine mentale con cui ci siamo identificati, un’abitudine che però è solo un vestito, un’apparenza. Non siamo noi è solo qualcosa che ci limita.

Il mondo interno, attraverso le emozioni che definiamo negativi, sta rifiutando il personaggio ordinario che siamo diventati. Sono così dirompenti perché ci riportano nel fiume dell’energia vitale, ci ricordano l’impronta unica che ci caratterizza.

Ci permettano di affacciarci sulle risorse che non stiamo mettendo in campo.

Il vero problema non è quindi il fatto che paura, rabbia tristezza  vengano a visitarci, ma è quando un’emozione resta da sola in campo e noi non andiamo oltre, ci blocchiamo lì quando restiamo incagliati a quel modo di sentire diventa un destino. È allora che un’emozione diventa distruttiva, addirittura autodistruttiva. Le emozioni ci nutrono, ma se non impariamo a gestirle possono distruggerci. Scopriamo insieme  come evitarlo.

Se la mente pensa che un’emozione sia un problema e si attiva per eliminarla, non le permette di svolgere la sua funzione, così la costringe a tornare, trasformandola in un tormento cronico.

                                                                                                                              Il segreto.

1.Le emozioni parlano di noi, non di ciò che le scatena.

2. L’errore che tutti facciamo con l’emozione è pensare che siano attivate dal mondo esterno. Tizio ci fa arrabbiare, Caio ci mette in soggezione, Sempronio ci ha reso tristi. 

3. Non è così: le emozioni non parlano mai delle cause esterne che noi crediamo li scatenino, ma di aspetti di noi che quelle cause stanno attivando.

4. Sono energie interne che devono emergere. L’esterno è il necessario interruttore.

Ad esempio: perché quella persona ci fa arrabbiare?

Perché col suo modo d’essere ci ricorda inconsciamente un lato di noi di cui ci vergogniamo e rifiutiamo di guardare. Se non ci facesse da specchio ci lascerebbe indifferenti.

Perché arriva la gelosia?

Spesso per via del timore che il vuoto che sentiamo dentro, perché è un timore che non riusciamo a vedere, ed ecco che la gelosia ce lo mostra.

Altre volte ci siamo imposti modello d’amore esclusivo ma il desiderio di novità scalpita, e non potendo ammetterlo lo proiettiamo sull’altro.

La tristezza per un abbandono ci visita quando sentiamo che una mentalità, una routine in cui ci siamo identificati non sono più funzionali e devono morire per farci rinascere. Anche l’ansia non viene da situazioni esterne: è tutta energia vitale che reprimiamo nella vita di tutti giorni, chi si ripresenta  e ci chiama a gran voce.