Crisi della coppia e intervento del Terapeuta

Crisi della coppia 

Come può intervenire il terapeuta nelle idealizzazioni?

“Eravamo molto innamorati quando ci siamo sposati. E’ cambiato tutto, in poco tempo. Prima voleva stare con me ora  sta sempre con gli amici…. Ero convinta che fosse generoso e invece mi sono accorta che è un avaro… Una volta era divertente poi è diventato noiso, pedante e non perde occasione per criticarmi….”

Ecco una coppia dove entrambi si sono legati a un partner ideale che non corrisponde a quello reale.

Ecco due innamorati che hanno attribuito al partner dei contenuti soggettivi alla ricerca di una collocazione, senza verificare se corrispondessero oppure no alla realtà.

Lei aspettare il suo principe azzurro. Lui era in attesa di una fata .Lei era felice di piacergli. Lui era lusingato di essere il preferito.

Nella fase dell’innamoramento non soltanto hanno cercato di trasmettere reciprocamente un’immagine di sé in sintonia con i desideri dell’altro, ma hanno anche proiettato sull’altro le proprie attese, le caratteristiche del partner ideale che avevano in mente e che desideravano incontrare.

Tutti quanti sappiamo, che la fase dell’innamoramento è un momento magico dove una persona fino allora sconosciuta o indifferente può assumere improvvisamente una grande importanza agli occhi dell’innamorato o dell’innamorata.

L’oggetto d’amore occupa tutti i pensieri. Pensando al proprio oggetto d’amore e incontrandolo, l’ Innamorato vive forti emozioni. Attende con gioia il prossimo incontro. Difficile sottrarsi alla seduzione del colpo di fulmine.

La scienza contemporanea risponde  parzialmente alla questione: le ricerche sulla passione amorosa hanno rivelato l’esistenza di un  ormone, la feniletilamina. Questa sostanza ha l’effetto di eccitare le cellule del cervello in modo da rendere l’ innamorato, desideroso di prendere delle iniziative per perpetuare tale stato di euforia. E’ come un elisir, una droga… Il fenomeno del partner ideale fornisce un senso di completezza personale: è costruito su proiezioni  appaganti, anche quando su di sé e sull’altro si riversano credenze e pretese irrealistiche, che non reggono alla prova dei fatti.

Eccone alcuni: seguirò la tua volontà, ti darò sempre ragione, sarò sempre al tuo fianco, Indovinerò i tuoi desideri, resterò con te qualunque cosa accada, ecc. Un insieme di buoni propositi che, qualche volta vanno a buon fine, ma che possono anche essere spazzati via, con il trascorrere del tempo, man mano che Il partner reale prende il posto di quello ideale.

Come può intervenire il terapeuta in questo caso?

  • Un primo passo sarà quello di portare i due coniugi a comprende che reciprocamente hanno sposato la parte idealizzata  del partner. Il crollo dell’idealizzazione porta alla delusione e il partner viene così avvertito come “cattivo”, “privo di valore”.
  • Un secondo passo sarà quello di valutare insieme se, stando così le cose, esistono condizioni per una nuova solidarietà: il divario che si è creato tra idealizzazione e realtà può infatti essere stato accentuato dalla disillusione e dalle attese troppo irrealistiche da una parte come dall’altra, il che non indica però che non ci sia più alcuno spazio per ricostruire un rapporto su nuove basi, ossia le persone autentiche non falsate dalle loro idealizzazione.
  • Il terapeuta spiegherà che riconosce l’Ombra che è in noi significa ammettere che non possiamo sfuggire i nostri errori, al lato oscuro, alla nostra inferiorità. Spiegherà anche, però, che quando più siamo in grado di riconoscere e affrontare questa negatività, tanto più le impediremo di farci del male.
  • Dal punto di vista tecnico, Il terapeuta chiederà fin dall’inizio ai suoi  pazienti di smetterla di accusarsi a vicenda e di abituarsi a esprimersi in prima persona, di usare cioè il pronome “io”. Così, per esempio, invece di incolpare la moglie lui dirà : “quando tu fai la tal cosa io mi sento..”.
  • In parallelo, il terapeuta chiederà alla moglie di ascoltare bene ciò che dice suo marito e di ripetere ciò che ha inteso, esprimendosi anch’essa in prima persona. È un modo per manifestare  i reciproci disagi senza recriminare o accusarsi a vicenda, una modalità espressiva quest’ultima che, se non seguita,  non consentirebbe alla terapia di fare dei passi avanti, ma neppure di avere inizio.

Terapia di Coppia: le emozioni nascoste nell’incontro con l’altro

TERAPIA DI COPPIA

LE EMOZIONI NASCOSTE NELL’INCONTRO CON L’ALTRO

Marco e Sara chiedono una terapia di coppia per quello che definiscono un problema di incompatibilità caratteriale.

Qual è il loro problema? Opposti che non si attraggono.

“Opposti che non si attraggono”. Confessa Marco nel corso del primo colloquio. Sara lamenta “l’eccessiva passività del coniuge, che è assente anche quando è presente”. Le lamentele di Marco sono complementari a quelli della consorte, definita invadente e irrispettosa degli spazi altrui.

Dunque, due mondi paralleli destinati a non incontrarsi mai?

Eppure, in passato questi mondi si sono incontrati, come raccontato con dovizia di particolari da entrambi. Ammette Sara “Mi aveva affascinato la sua capacità di estraniarsi da tutto di esserci senza esserci.”.

Marco e Sara ci appaiono oggi con i due prigionieri di quello stesso incantesimo, che li aveva fatti innamorare.

Quell’affascinante capacità di estraniarsi che aveva colpito Sara anni addietro, oggi diviene ai suoi occhi un “intollerabile evanescenza”, così come la determinazione della compagna che aveva rapito Marco nel momento del loro incontro, adesso gli appare un minaccioso carrarmato.

Non è infrequente che le coppie vanno in crisi. Si frantumino proprio su quello stesso punto di congiunzione che un tempo le aveva unite. In effetti questo apparente paradosso non deve sorprenderci. Come le giunture anatomiche nella loro flessibilità ci consento un rapporto con il mondo ma sono proprio i distretti più fragili e soggetti a fratture.

L’incontro di coppia è anche l’incontro di due dimensioni parallele e non sempre conciliabili punto.

  • Da una parte, il programma ufficiale di ciascuno, ossia l’insieme di richieste, desideri intenti che partner si dichiarano l’un l’altro.
  • Dall’altra parte, occultata alla vista di noi stessi e del nostro compagno, giace “la mappa del mondo”, ossia quell’inestricabile coacervo di tacite aspettative che uno di noi ha costruito nel corso della storia personale.(Mony Elkaim 1992).

L’incontro tra il partner è la costruzione di un mondo nuovo, che però non può prescindere dalle dimensioni di significato salienti chi ciascuno ha maturato nel corso del proprio cammino personale.

Quando incontro Giulia, in crisi col marito pare avvolta in una cappa di infelicità. Si definisce una ragazza di parrocchia, molto devota la famiglia altruista e profondamente cattolica. Giulia ha incontrato all’esterno della parrocchia Davide, un bevitore, fedifrago e amante del gioco d’azzardo. Si rivelerà un potentissimo incontro fra opposti.

Per comprendere l’apparentemente inspiegabile giuntura di questa coppia occorre addentrarsi nelle pieghe emotive più profonde di Giulia, nella sua “mappa del mondo”.

Pur nella sofferenza che le sue condotte quotidiane le arrecano, Davide rappresenta per lei anche un profondo atto di ribellione e di affermazione di sé. Giulia racconterà con soddisfazione tutti gli episodi in cui la sfrontata irriverenza di Davide ha messo in imbarazzo il padre di lei, obbligandolo a frettolosi ritirati.

L’unione di Giulia con Davide rappresenta una sfida a una famiglia che ne ha sempre preteso la docile sottomissione. In questo caso, se il programma ufficiale di Giulia è all’insegna dell’ altruismo e del sacrificio, nella sua “mappa del mondo “si annida il desiderio di ribellione che soltanto Davide è stato in grado di cogliere e soddisfare.

L’incontro di coppia nasce spesso su dimensioni di significato profonde. Alcune volte il partner rappresenta un quesito la cui risposta è il motore di cambiamento. Altre volte, l’altro rappresenta una possibile risposta al dilemma personale familiare.

Se guardiamo a Davide e Giulia come un’entità isolata, la loro scelta ci appare inspiegabile, almeno per Giulia, per gli affanni di sofferenza. Solo espandendo il nostro sguardo possiamo arrivare a cogliere quell’intricata geometria familiare che ne giustifica l’esistenza.

È solo guardando all’ambivalente relazione di Giulia con la sua famiglia, possiamo cominciare a spiegarci quale filo invisibile leghi assieme due essere persone così diverse.

  • Nessuna coppia, esiste nel vuoto.
  • L’incontro avviene entro lo spazio complesso, costellato di altre figure significative, la cui presenza, nel campo delle relazioni, orienta e dà significato alle nostre scelte.
  • Tale incontro si sviluppa entro tempo fatto di svolte e momenti critici che possono mutare in modo radicale le condizioni e le premesse dell’incontro stesso.
  • La capacità dei partner di mantenere viva la matrice di significati che ha reso quell’incontro unico, tramite rinegoziazioni e rilanci, è da considerarsi probabilmente la principale funzione evolutiva della coppia stessa.

 

 

 

Coppia in crisi: un aiuto per imparare a vedere il partener per come è

Imparare a vedere il partner per come è: solo così il rapporto diventa  autentico.

Cosa vedi nel tuo partner?

Cinque domande per capire se stai scaricando sull’altro tensioni e conflitti di cui non ti accorgi

 Smonta le aspettative sbagliate, altrimenti si smonterà la coppia

A volte chiediamo al nostro compagno di fare, nello stesso tempo, anche l’amante, il genitore, l’amico, il supporto psicologico.

Quando accade, la coppia rischia.

Una cosa è certa: se ami davvero il tuo partner ma le cose non vanno, vuol dire che qualcosa si è messo in mezzo a voi e interferisce.

Non attribuirlo solo all’esterno: spesso sono dinamiche interne, in cui partner diventa il parafulmine di tensioni interiori. Ecco delle domande che aiutano a rivelarne se è nato uno schema del genere.

  1. Mi sembra di trattare il partner come un figlio? Mi sembra che lui faccia lo stesso con me?
  2. Sfogo qualsiasi nervosismo sul partner, fregandomene della qualità del rapporto di coppia? O lo facciamo entrambi?
  3. Mi da fastidio ciò che dice e che fa, anche se in realtà non fa nulla di sbagliato?
  4. Tendo essere ipercritico nei suoi confronti, lo vedo come un nemico o un ostacolo? E lui mi vede così?
  5. Mi aspetto che il partner faccio tutto ciò di cui ho bisogno? Che mi risolva tutto? O lui lo faccia con me?

 

Una delle dinamiche più importanti che spesso manda in crisi la coppia sono le aspettative di cui la relazione viene inconsciamente sovraccaricata. Il partner, in molti casi, non viene vissuto solo come partner. Attraverso un automatismo psichico chiamato proiezione, la persona attribuisce al compagno un ruolo che non gli appartiene: ad esempio

  • quello di genitore super buono che deve accogliere qualsiasi cosa e aiutare senza batter ciglio.
  • quello di salvatore, capace di dar senso all’esistenza e di lenire traumi familiari e nevrosi di vecchia data
  • di amico, di fratello o di sorella
  • di psicoterapeuta
  • di figlio da accudire
  • di vittima da aggredire, di tiranno da ammansire, di nemico da combattere

Allo stesso modo si attribuisce alla coppia il ruolo di guaritore che risolve tutto, di nuova famiglia di origine che riscatti quella reale, di grembo materno che permetta di essere infantili, il campo di battaglia, di contenitori di ogni sfogo e così via.

Una relazione deve anche poter garantire sfumature emotive non legate ai ruoli di coppia. Il problema molto spesso, è la richiesta totalizzante di svolgere una mansione che non le compete. In pratica, Il partner può, in alcuni momenti, offrire una comprensione simile materna o una protezione simile paterna, ma non dovrebbe essere richiesta in modo costante di fare la mamma e papà perché questo altera l’equilibrio della coppia in modo sostanziale. Dopo la fine dell’entusiasmo iniziale, i due si innervosiscono, si annoiano, si combattono, si criticano, perché sentono che qualcosa non va, anche se non sanno cosa.

Appare evidente che, per uscire dalla situazione, è fondamentale diventare consapevoli di queste richieste reciproche.

Il meccanismo della proiezioni è così connaturato alla psiche, soprattutto quando siamo sentimentalmente coinvolti, che non ce ne accorgiamo. Le proiezioni ci sono, perché esprimono le paure, i bisogni profondi che ognuno di noi porta con sé. Quando si sta assistendo a una strana trasformazione del rapporto o della visione che si ha di lui.

Quando c’è qualcosa di bloccato, di forzato di perduto, bisogna chiedersi se la relazione sia davvero paritaria, in senso psicologico affettivo. Se non sia sovraccarica di richieste abnormi in cui essa, per natura, non dovrebbe essere sottoposta.

L’energia è limitata, se chiediamo al nostro partner di farci anche da genitore a tempo pieno, in breve non avrà le forze per svolgere entrambi ruoli. Farà il genitore per non scontentare l’altro, ma il rapporto imboccherà, senza saperlo, la via della crisi.

L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE

  • Occorre una nuova educazione sentimentale. Si impara come comportarsi in società e sul lavoro, ma nessuno ci insegna alcune leggi essenziali del rapporto di coppia.
  • Tra queste c’è anche quello di pretendere dall’altro e dalla relazione il “giusto”, cioè ciò che è peculiare della relazione di coppia.
  • Bisogna a livello cosciente abbandonare l’idea che il partner risolverà tutto o che debba pagare per tutto quello che c’è stato fatto da altri.
  • Educazione sentimentale significa proteggere la coppia da comportamenti che la snaturano e che, implicitamente, snaturano i due che la compongono.

 

Noia nella coppia. Come superarla?

TERAPIA  DI COPPIA: COME SUPERARE LA NOIA 

 

 La noia, in un rapporto, non arriva per spegnere tutto, ma per spingere e ravvivare il fuoco.

  • Aprite la mente al nuovo.
  • Date una spinta alla curiosità e alla sorpresa reciproca.

La coppia è un organismo vivente che ha bisogno di essere nutrito di stimoli e di senso.

Nella routine si tende a perdere curiosità per il mondo del partner. Quando poi la tendenza è da entrambe le parti, noia e perdita di senso sono assicurate.

  • Del resto la soluzione non può passare da qualcosa di ordinario: serve lo straordinario, qualcosa che sorprendi in cui sorprendere se stessi dell’altro.
  • Niente di meglio di qualcosa che, in apparenza, non fa parte di noi, per come ci si è conosciuti fino ad ora.
  • Non uno sforzo, ma un po’ di dedizione ben orientata e motivata.La vita stressante frenetica di oggi tende a farci vivere esperienze di copie slegate tra loro. Si va al cinema o si fa un viaggio, ad esempio, ma la cosa inizia e finisce lì, poi si torna  nella routine.
  • Ma quando la noia fa capolino è il momento per la copia di fare azioni che si estendono nel tempo.

Se c’è la noia, vuol dire che manca il senso. Il senso della relazione e la sensazione che lo stare insieme abbia senso non lo si trova in esperienza sporadiche, ma in qualcosa che si dispieghi, che crea una tram , una storia. Ciò non impedisce, come invece si tenga credere, stare presente. anzi consente di stare nel presente senza smanie, in modo rilassato e appagante, avendo la certezza che tutto questo continuerà.

È il momento di far emergere il lato di voi che avete tenuto nascosto.

GUIDA PRATICA

1.Non cronicizzare la noia.

Accogliere la noia vuol dire usarla come trampolino per rinnovare la copia. Invece arrendersi come se fosse fatto ineluttabile implica farne uno stile di vita in coppia, mentre si recupera all’esterno in vario modo. Così la noia non funge più da stimolo. Le due singole persone,  si scindono in due: il  brillantone  fuori casa, il demotivato dentro casa. Si chiama nevrosi.

2. Confrontarsi sulla situazione.

Il primo che si accorge che la noia entrate nella vita di coppia ha il dovere di segnalarlo all’altro e di confrontarsi con lui sulla questione. Spesso l’altro, soprattutto l’uomo, tenderà ad banalizzare, ma non bisogna farsi influenzare e lasciar perdere. Insistere, civilmente, aprirà un dialogo che, in ogni caso, sarà molto utile.

3.  Individuare cose mai vissute.

Per trasformare la noia in una nuova vita di coppia, servono esperienze effettivamente nuove.  Quindi bisogna mettere appunto, insieme, idee e progetti che portino a vivere parte di noi che non sono mai uscite. Superare la convinzione, assorbita dall’esterno, che tutto sia finito.

Terapia di coppia: le paure e le fobie che rovinano la relazione di coppia

La terapia  di coppia

Come affrontare le fobie che dominano la vita e rovinano le relazioni di coppia

Nessuno più dei fobici ha la consapevolezza dei possibili pericoli a cui si è esposti, nessuno più di loro avverte  la fragilità della condizione umana.

  • Si muovono acrobaticamente fra la ricerca di protezione e l’anelito all’autonomia.
  • In conflitto tra un mondo avvertito come pericoloso e il desiderio di essere liberi di esplorarlo da soli, svincolandosi da relazioni protettive.

Caratteristiche dei pazienti forbici che li differenzia da persone inibite poco esplorative, che mantengono assetti di vita fondati sulla dipendenza da altri.

  • Molti dei pazienti soprattutto claustrofobici sono persone indipendenti, insofferenti dei vincoli, amanti dei viaggi, appassionati di sport rischiosi.

La loro vita sentimentale, per essere compresa, deve essere contestualizzata nel conflitto tra attaccamento ed esplorazioni che li caratterizza.

 Sebbene capaci di mantenere relazioni a lungo termine, le persone con organizzazione fobica si sentono minacciate dallo stringere un legame.

Molti ritardano la costruzione di legami stabili mantenendo a lungo storie superficiali, o relazioni a distanza.

La costruzione del legame amoroso avviene attraverso la danza di avvicinamento e  allontanamento.

  • Quando il legame si stringe si allontanano, fisicamente o psicologicamente, per riavvicinarsi quando il clima si raffredda.
  • Spesso i tradimenti fungono da regolatori delle distanze.
  • Disporre di una figura di riferimento affettivo è essenziale, non sono infatti mai davvero sole, come accade invece alle personalità narcisistiche, ma è altrettanto indispensabile sentirsi liberi da vincoli.

La regolazione delle distanze diventa quindi cruciale e a volte è all’origine di arrangiamenti sentimentali e familiari a volte creativi e rigenerative di risorse, altre volte complessi e fonte di sofferenza.

Legami protettivi, ma anche il coraggio, la curiosità, il desiderio di esplorazione giocano un ruolo centrale.

  • Troveranno persone disposte a proteggerli o si imbatteranno in persone bisognose di sostegno.
  • Si sposeranno con persone fragili, dipendenti, ma anche con individui liberi, talvolta insofferenti dei vincoli.
  • Soffriranno per la loro dipendenza, cercheranno in ogni modo di conquistare l’autonomia.
  • L’ammirazione, il disprezzo, i conflitti, le alleanze, l’amore e l’odio si giocheranno su temi di libertà e indipendenza.

Questo modo di organizzare i significati che è stata chiamata semantica della libertà ( Ugazio 1998/2012). Crea un ordine morale in cui la libertà, indipendenza, esplorazione sono valori, mentre i legami di attaccamento sono valutati in termini parzialmente negativi, in quanto associati alla dipendenza.

I soggetti fobici sono prigionieri dell’idea di libertà come assoluta e solitaria indipendenza dalle relazioni.

Questa idea è alimentata da un mito pernicioso della nostra cultura, che contrasta con la natura sociale della nostra specie. Ed è tanto più nefasta per chi, come il soggetto fobico, proviene da una storia che lo ha reso consapevole della sua vulnerabilità e dei pericoli di cui il mondo è intriso.

Il progetto emancipativo,  con l’aiuto del terapeuta, va costruito dentro il ricco patrimonio di relazioni vitali di cui dispone, e non fuori, nella landa desolata dell’autosufficienza, come spesso desidera.

Come litigare bene in coppia

                                                            IMPARIAMO A LITIGARE BENE

Non è vero che i litigi distruggono la copia. Anzi le copie che non lo fanno mai si spengono.

Ma in qualche caso posso diventare un problema: quando sono la spia di una situazione bloccata da cui non si sa come uscire.

  • All’inizio nello stato nascente,  la coppia si sente davvero unica, dotata di forze straordinarie, con capacità di affrontare il tempo le difficoltà in modo diverso. Non è superbia: inizialmente la coppia ha la possibilità di uscire dagli automatismi stereotipati che colpiscono quasi tutte le relazioni.
  • Solo che in effetti, nell’arco di un tempo più o meno lungo, spesso si finisce nel gran calderone dei conflitti insolubili.
  • Si diventa la classica coppia con argomenti “ a rischio”, sui quali si discute e si litiga sempre allo stesso modo, e si finisce con lo stesso finale in cui non si è risolto niente. Ci si è detto cose brutte e si è aggiunto al rapporto un altro tassello di rabbia e  di malessere. È sorprendente vedere come si cada, con frequenza, nelle stesse frasi negli stessi schemi deleteri.

 

 Una cosa è certa: per uscire da queste situazioni bisogna volerlo.

Voltare lo sguardo pensando che possono sistemarsi spinge quasi sempre all’                                                                                                                                                                                                                                                                                instaurarsi cronico di un rapporto conflittuale, che fa male a tutti, figli compresi, oppure a una separazione mal gestita e piena d’astio. Qualsiasi coppia può avere momenti di aspro confronto, che però portano spesso a un risultato, al superamento del problema.

La prima cosa da fare è comprendere che questi scontri verbali, che vanno in scena sempre allo stesso modo, non sono semplici litigi, bensì la rappresentazione teatrale di un blocco psicologico di coppia.

È come se la coppia fosse un singolo organismo, una persona, e avesse dei “complessi” cioè dei problemi fissi che ruotano sempre intorno gli stessi temi.

                                                                                  Il LITIGIO NELLA COPPIA.

In pratica non sono i due partner, presi individualmente, ad avere un problema, ma l’organismo-coppia nato dalla relazione quotidiana tra i due. Magari con altri partner non avrebbero queste micidiali discussioni, ma qui si, perché è lo specifico incastro di personalità a crearli.

  • Come una singola persona su certi temi cade sempre nelle stesse scelte e negli stessi comportamenti sbagliati, così la coppia, su certi temi, non riesce ad uscire dai soliti schemi fallimentari. Comprenderlo è determinante, innanzitutto perché consente di non attribuire all’altro la colpa di tutto, ma di considerarlo un problema condiviso, cui entrambi hanno un contributo notevole attraverso le proprie fragilità, nevrosi, paure e tramite pregiudizi.
  • Dobbiamo chiederci quali sia veramente la causa di discussioni così bellicose, partendo dal presupposto che uno schema errato che si ripete di continuo non può che avere una casa inconscia, che va scoperta.                                                                                                              I temi che scottano.
  • Esempio: siamo così sicuri che le classiche, estenuanti discussioni sui rispettivi suoceri riguarda veramente i suoceri, i loro clienti, la loro invadenza o assenza? La consueta chiazzata sulla gestione economica riguarda davvero i conti di casa?                                               Certo i problemi ci sono, ma chiediamoci:
  • perché su alcuni temi importanti si litiga e su altri no, benché ci siano vedute  opposte? Perché ci si scada fin da subito fino a perdere razionalità dialogo? Il solito litigio nasconde qualcosa d’altro. Qualcosa che riguarda il modo in cui la coppia è strutturata, il modo in cui vive, il suo ecosistema interno: ci sono punti che sono tossici per entrambi, di fronte ai quali la coppia vacilla.
  • Sulla questione suoceri, ad esempio,  il problema può consistere nel fatto che la coppia non è abbastanza autonoma psicologicamente o economicamente, che è ancora troppo figlia ma vuole fare l’adulta, e qualsiasi piccola cosa mette in luce le enormi difficoltà di entrambi in tal senso. Altrimenti nessuna invadenza potrebbe suscitare litigio, ma semmai complicità.

Dallo scontro la rinascita.

  1. Anche la questione conti può rivelare un insospettato risvolto: questa coppia è generosa con se stessa?
  2. I due sanno darsi l’un l’altro con  gratuità? C’è un problema di fiducia? C’è la voglia di  dominarsi e controllarsi?
  3. Come si vede, analizzare i litigi in questo modo cambia completamente il piano, spostandolo sulla verità interna a quella specifica copia, con il suo peculiare equilibrio.
  4. Ciò non significa che uno dei due partner non porta il proprio contributo di nevrosi e di retaggi del passato, ma che, per evitare di discutere a schema fisso e a risultato nullo.
  5. È fondamentale andare la radice dei problemi avere il coraggio di affrontarlo, anche se, di solito, è molto più scomodo del problema ufficiale per cui si litiga. Più scomodo perché porta entrambi su temi di fronte ai quali bisogna togliere ogni maschera e mettersi davvero in gioco, senza strategie di potere o gioco di forza, come singoli o come coppia. Ma assai vantaggioso, quando riesci, perché grazie a questo dialogo la copia può approdare a un nuovo equilibrio e a una migliore qualità dello stare insieme.

                                                             Un percorso di rinascita che potete fare assieme.

  1. Chiedere complicità
  • Discussioni litigi si fanno in due. Se affrontati in due, si risolvono prima e meglio. Chiedo al partner di seguirti nel cambiamento: potrebbe essere davvero la svolta giusta. Tuttavia, nonostante gli intenti, non è detto che uno ci riesca fin da subito. L’emotività e i pregiudizi possono essere più forti. Ma tu cambia ugualmente. A volte basta che cambi uno dei due.
  1. Uscite dall’automatismo. Non aspettate ancora una discussione estrema. Orientate subito la mente, con determinazione, sulla frase: “la prossima volta finirà in modo “. E immaginate di imprimervela dentro di voi. Quando arriva la discussione, fate riferimento a quell’intento senza mollarlo mai. Pensatelo mentre discutete, impegnatevi ad argomentare in modo più lucido.
  2. Individuate lo schema sbagliato. Ogni coppia ha i suoi litigi tipici. Individuare lo schema fisso: quando parte l’emotività, quando iniziano le frecciate, quando arrivano le solite frasi con il solito finale. Questo è l’automatismo in cui non dovete cadere, ed è necessario conoscerlo bene, per evitare di ricalcarlo come al solito

                                                                                          Provate a fare un buon litigio

  1. Non coinvolgente altri. La discussione il copia è un fatto privato e deve risolversi privatamente. Inutile e dannoso cercare rinforzi.
  1. Non discutete davanti figli. Litigare davanti a loro produce effetti negativi: li inquieta, Li terrorizza, insegna loro modalità.
  2. Non urlate. Se c’è animosità non si può evitare di Sant’Anna voce, ma bisogna evitare l’urlo perché rende tutto irrecuperabile.
  1. Non ricorrete all’insulto. Chi insulta ferisce, non può né avere ragione e né risolvere le cose. Si può discutere intensamente ma civilmente.
  2. Non discutete per sfogarvi. Molti cercano i litigi di coppia per sfogare tensioni frustrazioni in altri ambiti. Niente di più sbagliato.
  3. Fate elenco delle frasi  che, durante le solite discussioni, emergono con consolante puntualità. Il consueto frasario che non riporta nessuna parte e avvelena il rapporto. Osservate, sia da solo sia con il partner, con un po’ di autoironia anche con la serietà di chi intende cambiare le cose.
  4. Mentalmente, trovami altri, sempre di tipo critico, ma costruttive e rispettose con cui sostituirle. La frecciata e insù. Devono essere eliminati, il sarcasmo può trasformarsi in un’analisi critica ben fatta e la provocazione

L’amore è tutto …ma quant’è difficile conviverci…Perché?

L’amore  è tutto …ma quant’è difficile conviverci…Perché?

Il nostro modo di vivere l’amore inflenza molti aspetti della nostra vita e può interferire sulla nostra autostima e anche nella nostra vita lavorativa ecc.

Lo psicologo cura l’anima e ci aiuta a ribaltare i pregiudizi per riscoprire i  nostri veri  tesori nascosti.

  • Quando ci innamoriamo, quando nella nostra vita irrompe l’eros, ci spaventiamo e cerchiamo di imbrigliarlo, di chiuderlo in un recinto matrimoniale.
  • Ma l’innamoramento non viene per trovare un principe azzurro, ma per portare l’energia dell’amore, il più potente farmaco per il cervello e per l’evoluzione di ogni essere umano. Soprattutto quando arriva in età matura.
    Come se l’anima avesse detto: “Siete insoddisfatti, non potete andare avanti così. Vi faccio innamorare per partire per il viaggio verso voi stesse”.
  • A noi interessa il risultato che accade all’esterno e non dentro di noi, purtroppo. Quando ci innamoriamo, la prima domanda che ci si pone è sempre “Come andrà a finire?” Questo è un lato umano della scorza dell’essere, non è l‘essere.
  • E’ una domanda acquisita dall’esterno, suggerita dalle tradizioni. Tutto ciò fa si che una donna abbia paura di restare sola, di “rimanere zitella” e l’uomo freme per accasarsi per avere una compagna. Scelte che nascono da comportamenti acquisiti.
  • Non sono esigenze dell’anima. Quando arriva un amore, arriva perché l’anima ha bisogno delle sostanze e del nutrimento di quell’amore. L’ha chiamato per svolgere una precisa funzione.
  • Noi ci innamoriamo per iniziare una storia, perché in quella persona è presente la sostanza affine al nostro sentire, unica al mondo, una sostanza capace di favorire la nostra trasmutazione, il nostro divenire. Avviarci verso il nostro destino.
    Come Ulisse che sa di non poter stare tra le braccia di nessuna delle donne incontrate anche se sconvolgenti da Calipso a Circe a Nausicaa… perché lui porta con sé la donna di tutte le donne
    E’ vero che tutto cambia,. Ma noi percepiamo il senso dell’eternità .
  • Occorre guardare l’Eros con uno sguardo puro, osservarlo senza intenzioni, senza commenti, senza attaccamenti. Imparare a viverlo senza fare domande, perché sta preparando la prossima tappa del nostro cammino.

 

  • Ci vogliono gli occhi liberi, per uscire dall’omologazione e dalle illusioni come credere ai principi azzurri, che possono assistere all’irrompere di Venere, la dea che ci regala questo dono e che ci farà trovare il proprio destino. Se la si ascolta, se la si accetta, se le si fa posto, Venere ci fa realizzare la nostra vera Natura.

Un aiuto alla coppia, stare insieme non è facile!

UN AIUTO ALLA  COPPIA

Stare insieme non è facile , poiché comporta fiducia  e impegno reciproco, che non sempre si è in grado di corrispondere in maniera opportuna. 

 

I proverbiali opposti si attraggono, ed è frequente che nel partner tendiamo a cercare caratteristiche che in noi sono da migliorare.

 

 “E’ l’uomo o la donna della mia vita..”

 

E’ utile rivolgersi allo psicologo che aiuta la coppia anche sull’analisi della comunicazione e a distinguere quali preferenze comportamentali e motivazionali muovono in maniera dissimile le persone, al fine da scoprire i propri e altrui desideri e a superare le crisi .

Se analizziamo le caratteristiche individuali, secondo il modello junghiano, possiamo evidenziare fondamentalmente 4 tipologie comportamentali  o stili, che caratterizzano ognuno di noi:

  1. Una prima tipologia descrive quegli individui che appaiono scrupolosi, analitici e riservati, mantengono spesso le distanze nella relazione, assumono una postura rigida, parlano in maniera lenta e si prendono lunghe pause riflessive prima di esprimere un concetto.
  2. Un’altra tipologia descrive quegli individui che appaiono sicuri di sé, diretti e determinati nei modi, contraddistinti da una postura formale, un tono della voce alta e chiara e una propensione al raggiungimento degli obiettivi.

3: La terza categoria coinvolge quegli individui socievoli, spesso connotati da ottimismo in ogni attività, che parlano in maniera veloce e vivace, in modo particolarmente espressivo, e ricercano il contatto fisico e la vicinanza degli altri.

4 l’ultima tipologia è caratterizzata da quegli individui che appaiono miti e accoglienti,ricercano gradualmente il contatto fisico e sono molto propensi all’ascolto con tono di voce dolce che infonde tranquillità.

Nelle coppie questi diversi stili comportamentali si possono manifestare e riconoscere facilmente.

Spesso accade che le coppie appartengono a tipologie comportamentali opposte. In casi del genere, in maniera non consapevole, si ricercano nel proprio partner le caratteristiche che rappresentano le nostre aree da migliorare.

Ciò che manca a un partner spesso abbonda nell’altro, a formare un’omeostasi perfetta, che appaga e trasmette sicurezza a entrambi.

Una compensazione reciproca  che può aiutare la coppia a far fronte ai momenti difficili

Secondo Eduard Spanger (1934) esistono sei categorie valoriali che motivano l’agire delle persone:

1.la ricerca di armonia e piacere

esempio amo condividere con il mio partner tenerezze e parlare di ogni cosa, stiamo bene insieme

2.il muoversi solo se  si ottengono vantaggi concreti esempio la mia partner è sempre amorevole e disponibile. Mi supporta e crede in me…

3.Il bisogno di conoscenza e approfondimento

4.La necessità di emergere e differenziarsi

5.La voglia di aiutare gli altri e supportarli

6.Il bisogno di regole e di una struttura coerente

 

Dopo l’iniziale innamoramento, a lungo andare ciò che influenza la relazione sono le motivazioni e i profondi valori individuali che li caratterizzano.

I pregi che notiamo nell’altro sono spesso valori che anche noi condividiamo. Sono appresi precocemente in ambito familiare e possono modificarsi con il tempo.

Ciò che il nostro partner esprime e che spesso può irritarci o  infastidire può riguardare caratteristiche valoriali distanti da noi  ma anche la nostra parte “ombra”che  è impossibile da riconoscere in noi.

Spesso i valori fondamentali di entrambi andavano in direzioni diverse fin dall’inizio, ma queste sono diventate palesi nei momenti di difficoltà esempio con la nascita del primo figlio

Era possibile prevedere prima i conflitti che potrebbero nel futuro portare alla rottura della coppia?

I valori fondamentali possono emergere , creando alleanze e conflitti, anche tra genitori e figli. Significativa la situazione in cui il proseguimento di un’impresa famigliare trova le due generazioni in conflitto a causa di motivazioni divergenti. Per esempio il padre vuole lasciare la sua attività al figlio , che invece vuole diventare medico per la sua alta motivazione sociale

Come descritto le relazioni sono piacevoli ma anche molto complesse, ancor più all’interno delle famiglia.

Abbiamo degli strumenti naturali a nostra disposizione come l’ascolto, il dialogo e la comprensione che permettono di superarle divergenze e di andare oltre le differenze motivazionali che ci caratterizzano.

 

 

COME REAGIRE DOPO UN ABBANDONO?

Intervento dello PSICOLOGO per affrontare un ABBANDONO

Mostrarsi forti, dissimulare, reagire: a volte è questo l’imperativo cui si sottopone chi è stato abbandonato. Un diktat mentale che peggiora le cose.

Occorre ribaltare l’approccio: il dolore non è la malattia, ma la cura.

  1. Preferite forse stare con qualcuno che non vi ama più?
  2. Avreste preferito una relazione finta, in cui si recita l’amore e l’allegria?

Non credo Le cause esterne sono solo apparenze: stiamo male sempre e solo perché non stiamo realizzando tutte le nostre possibilità, non stiamo facendo emergere i nostri volti, ci siamo spenti, magari dentro una relazione finita. Allora l’anima chiama il dolore, l’abbandono: perché ci spogliano di tutte le nostre convinzioni, le nostre identità , le nostre rigidità.

L’unico vero segreto è spazzare via dalla mente l’idea che tu ti sei fatta della vita, del futuro, del destino, di cosa avrebbe dovuto accadere. Spazzare via tutti i giudizi.

 

Invece di scappare, accetta di fare un viaggio interiore

Quando capita di vivere una situazione di abbandono le cose da evitare sono tre

  1. Non far finta di niente, non provare a reagire subito. L’anima ti chiede di fermarti. Ascoltala
  2. Non immaginare cose impossibili, come riappacificamenti o ritorni di fiamma: se la vita ti ha portato in questo luogo come minimo devi guardarlo e non fantasticare che non esista
  3. Ma orientarsi sul passato: il dolore che senti, lo senti adesso; prova a staccarlo dalle presunte cause e azioni, comportamenti, errori..Senti il dolore senza far niente. Scoprirai col tempo che è la medicina migliore

Come affrontare i tormenti della vita amorosa

Lo psicologo ascolta quotidianamente i tormenti della vita amorosa: isolamento affettivo, inibizione, ricerca compulsiva di rapporti che non danno alcuna soddisfazione, delusioni che seguono immancabilmente le prime estasi dell’innamoramento, infedeltà, noia, gelosia, cadute del desiderio, separazioni, maltrattamenti, incapacità d’amare, difficoltà a trovare il partner giusto…

  • Nessun amore nemmeno quello che vive nella promessa del “per sempre”, è al riparo del rischio della fine, perché ogni amore umano implica sempre l’esposizione assoluta all’Altro che non esclude mai la possibilità del suo ritiro e della sua scomparsa.

Cosa accade agli amori investiti dal trauma del tradimento e dell’abbandono? Cosa accade poi se chi tradisce chiede il perdono?
Dobbiamo ridicolizzare gli amanti nel loro sforzo di far durare l’amore?
Le analisi di Freud sviluppate nei suoi “Contributi alla psicologia della vita amorosa” si interessano di descrivere solo la versione nevrotica della vita amorosa. La sua tesi relativa alla scissione tra desiderio sessuale e amore che conduce l’uomo a sdoppiare l’oggetto del suo godimento erotico da quello dell’amore affettivo è stata spesso fraintesa come se vi fosse una impossibilità strutturale nell’accordare il piano del godimento sessuale del corpo con quello dell’amore come dono si sé all’Altro. Le tesi di Freud sull’amore ; ripetizione che rende la scelta dell’oggetto pilotata dal fantasma dell’inconscio, ripetizione dell’amore edipico infantile nella scelta del partner
La seconda tesi è la struttura narcisistica. L’amato appare sempre come una forma di alienazione immaginaria dell’io del soggetto. Amo nell’altro ciò che vorrei essere e non sono, amo in lui il mio ideale irraggiungibile

LACAN cerca di ANDARE OLTRE IL RIDUZIONISMO freudiano e l’ideologia del nuovo.
L’IDEOLOGIA DEL NUOVO che diventa un ulteriore schiavitù, la richiesta ideologica del “GODI” che deriva dal nuovo padrone “il capitalismo” che ci propone due illusione l’individualismo come libertà e il nuovo come felicità

Lacan non si accontenta di ridurre l’amore alla passione dell’Io per se stesso e vuole provare a emancipare l’amore dalla ripetizione edipica e dalla specularità immaginaria dell’io nell’altro e viceversa
Mostrare che non esiste possibilità di vita umana senza la presenza dell’Altro. Il bambino attraverso il grido richiama l’Altro, solo la risposta dell’altro rende possibile la traduzione significante del grido in appello,tradurre il grido in domanda d’amore e umanizzare la vita sottraendola dal buio.
L’Altro con il suo desidero risponde al desiderio di essere desiderato.
Lacan può affermare che l’amore è dare all’altro quello che non si ha, che significa donare all’altro la mancanza che la sua vita particolare ha aperto nel nostro essere. Dove c’è risposta, esposizione alla responsabilità della parola, la vita non è più per caso, ma è voluta, desiderata, attesa. Infatti la genitorialità non è mai naturale è sempre adottiva, il riconoscimento della vita attraverso la parola” Si tu sei mio figlio”
Per LACAN prevale l’ idea che l’uomo e la donna siano due universi sconosciuti nei quali non si parla la stessa lingua, non esiste concordia né armonia, uno vuole il dettaglio feticista l’altra godere delle parole.

Il rapporto sessuale non esiste di fronte all’abisso che separa gli universi paralleli dell’uomo e della donna.

L’amore può costituire la sola supplenza capace di mettere in relazione l’Uno all’Altro, cioè di mettere in relazione ciascuno dei due con ciò con cui è impossibile avere una relazione. L’amore non è una fuga dalla sessualità ma il modo di entrare in un rapporto erotico con l’altro senza pretendere di appropriarsi della sua alterità. Rende possibile l’esposizione assoluta di ciascuno al desiderio e al corpo dell’altro. La possibilità dell’amore è data per ciascuno dei due dall’impossibilità di superare la propria solitudine. Conoscere tutto della vita dell’altro non è semplicemente il desiderio di essere ricambiati nel nostro amore, ma la spinta a entrare nel mondo dell’altro,a rompere lo schermo narcisistico, per poter amare, ammirare, apprendere che esiste un Altro mondo, apprendere la potenza del Due al di là dell’Uno.
Lacan ci invita a pensare l’inconscio come all’avvenire, nell’ordine del non ancora realizzato, del non ancora accaduto.

Non solo come un programma già scritto che esige la sua ripetizione (Freud), ma come un’apertura, un salto in avanti verso ciò che non è ancora mai accaduto. Se l’evento dell’amore è un incontro contingente che nessun sapere può prevedere, neppur l’inconscio, una volta accaduto la tendenza degli amanti è quella di farlo esistere per sempre di tradurre la sua contingenza in necessità.

Per via dell’Amore io vengo salvato dalla mia faticità, non esisto più per caso privo di senso, non sono più di troppo, la mai esistenza diventata il senso della vita dell’Altro. La mia esistenza, che non è mai il fondamento di se stessa, una volta amata si trova ad esistere perché è voluta dall’altro nei suoi minimi particolari, per tutto. La domanda d’amore si qualifica quindi come una domanda di senso e diventa richiesta di ripeterlo  per sempre.