Crisi della coppia e intervento del Terapeuta
Crisi della coppia
Come può intervenire il terapeuta nelle idealizzazioni?
“Eravamo molto innamorati quando ci siamo sposati. E’ cambiato tutto, in poco tempo. Prima voleva stare con me ora sta sempre con gli amici…. Ero convinta che fosse generoso e invece mi sono accorta che è un avaro… Una volta era divertente poi è diventato noiso, pedante e non perde occasione per criticarmi….”
Ecco una coppia dove entrambi si sono legati a un partner ideale che non corrisponde a quello reale.
Ecco due innamorati che hanno attribuito al partner dei contenuti soggettivi alla ricerca di una collocazione, senza verificare se corrispondessero oppure no alla realtà.
Lei aspettare il suo principe azzurro. Lui era in attesa di una fata .Lei era felice di piacergli. Lui era lusingato di essere il preferito.
Nella fase dell’innamoramento non soltanto hanno cercato di trasmettere reciprocamente un’immagine di sé in sintonia con i desideri dell’altro, ma hanno anche proiettato sull’altro le proprie attese, le caratteristiche del partner ideale che avevano in mente e che desideravano incontrare.
Tutti quanti sappiamo, che la fase dell’innamoramento è un momento magico dove una persona fino allora sconosciuta o indifferente può assumere improvvisamente una grande importanza agli occhi dell’innamorato o dell’innamorata.
L’oggetto d’amore occupa tutti i pensieri. Pensando al proprio oggetto d’amore e incontrandolo, l’ Innamorato vive forti emozioni. Attende con gioia il prossimo incontro. Difficile sottrarsi alla seduzione del colpo di fulmine.
La scienza contemporanea risponde parzialmente alla questione: le ricerche sulla passione amorosa hanno rivelato l’esistenza di un ormone, la feniletilamina. Questa sostanza ha l’effetto di eccitare le cellule del cervello in modo da rendere l’ innamorato, desideroso di prendere delle iniziative per perpetuare tale stato di euforia. E’ come un elisir, una droga… Il fenomeno del partner ideale fornisce un senso di completezza personale: è costruito su proiezioni appaganti, anche quando su di sé e sull’altro si riversano credenze e pretese irrealistiche, che non reggono alla prova dei fatti.
Eccone alcuni: seguirò la tua volontà, ti darò sempre ragione, sarò sempre al tuo fianco, Indovinerò i tuoi desideri, resterò con te qualunque cosa accada, ecc. Un insieme di buoni propositi che, qualche volta vanno a buon fine, ma che possono anche essere spazzati via, con il trascorrere del tempo, man mano che Il partner reale prende il posto di quello ideale.
Come può intervenire il terapeuta in questo caso?
- Un primo passo sarà quello di portare i due coniugi a comprende che reciprocamente hanno sposato la parte idealizzata del partner. Il crollo dell’idealizzazione porta alla delusione e il partner viene così avvertito come “cattivo”, “privo di valore”.
- Un secondo passo sarà quello di valutare insieme se, stando così le cose, esistono condizioni per una nuova solidarietà: il divario che si è creato tra idealizzazione e realtà può infatti essere stato accentuato dalla disillusione e dalle attese troppo irrealistiche da una parte come dall’altra, il che non indica però che non ci sia più alcuno spazio per ricostruire un rapporto su nuove basi, ossia le persone autentiche non falsate dalle loro idealizzazione.
- Il terapeuta spiegherà che riconosce l’Ombra che è in noi significa ammettere che non possiamo sfuggire i nostri errori, al lato oscuro, alla nostra inferiorità. Spiegherà anche, però, che quando più siamo in grado di riconoscere e affrontare questa negatività, tanto più le impediremo di farci del male.
- Dal punto di vista tecnico, Il terapeuta chiederà fin dall’inizio ai suoi pazienti di smetterla di accusarsi a vicenda e di abituarsi a esprimersi in prima persona, di usare cioè il pronome “io”. Così, per esempio, invece di incolpare la moglie lui dirà : “quando tu fai la tal cosa io mi sento..”.
- In parallelo, il terapeuta chiederà alla moglie di ascoltare bene ciò che dice suo marito e di ripetere ciò che ha inteso, esprimendosi anch’essa in prima persona. È un modo per manifestare i reciproci disagi senza recriminare o accusarsi a vicenda, una modalità espressiva quest’ultima che, se non seguita, non consentirebbe alla terapia di fare dei passi avanti, ma neppure di avere inizio.